Lima, Perù |
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Dopo decenni di instabilità e di inflazione fuori controllo, il Perù si è trasformato in una delle economie più prospere della regione. A Lima si vendono appartamenti in milioni di dollari; ci sono svariate fiere d'arte contemporanea all'anno; si organizzano sfilate di haute couture locale - alcune di esse si definiscono come "andino chic" - ; ci sono club dalle quote sociali altissime; i centri commerciali vendono senza sosta, e le banche fanno utili mai visti. Tutto sembra indicare che l'economia continuerà a crescere a questo ritmo. Tuttavia, per alcuni, questa stabilità è un'illusione e nel paese esiste ancora un'enorme disuguaglianza.
Tratto e tradotto da "El milagro peruano", di David Hidalgo, apparso su "Gatopardo", Messico.
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Progetti |
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1
El Paraiso
Davide Macchi
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L’area studiata è una delle rare zone agricole rimaste nella città di Lima. Stretta tra un promontorio roccioso ad ovest che la divide dalla zona industriale del porto, il rio Chillon a nord e la turbolenta periferia a sud e ad est, l’area rappresenta un raro esempio di un equilibrio antico e sempre più precario. Le particelle agricole sono infatti sempre più spesso sostituite da costruzioni spontanee, nate a seguito di occupazioni non sempre legali. L’area accoglie anche una delle più suggestive Huaca della città, la Huaca El Paraiso, una costruzione in adobe che si erge in un terreno arido ai piedi del promontorio brullo che protegge l’area dal caos del porto, oltre ad alcune tracce di muri e canali risalenti al periodo incaico. La convivenza di caratteri agricoli ed archeologici, unita ad una singolare qualità paesaggistica, rendono l’area un luogo di assoluto interesse, in cui l’obiettivo principale del progetto è stato quello di arginare l’espansione e la spinta edificatoria che sta inesorabilmente consumando i terreni rimasti liberi. L’intervento traccia un’unica linea, un lungo arco che collega due promontori e definisce il limite ultimo consentito all’edificazione: una semplice struttura di travi e pilastri di tre piani d’altezza, accoglie i servizi indispensabili e si apre alla possibilità dell’autocostruzione. Al piano terra sono pensati spazi commerciali ed artigianali, mentre gli altri sono lasciati alla costruzione di abitazioni individuali. La scelta segue un’attenta analisi della realtà esistente, fatta di piccole costruzioni, migliorate lentamente nel tempo, generazione dopo generazione, a seconda della disponibilità economica.
Oltre al grande edificio, che assume una presenza territoriale, il progetto prevede una serie di interventi puntuali di carattere pubblico, pensati per arricchire il tessuto urbano che, ad oggi, risulta essere quasi esclusivamente dedicato all’abitare. Vengono dunque aperte nuove piazze e spazi verdi, di varia dimensione, nelle intersezioni con le strade principali e viene proposta una forma di urbanizzazione semplificata, basata esclusivamente sul disegno dei lotti, per modellare e completare le aree ancora indefinite del quartiere.
superficie intervento | 3620500 m² |
superficie costruita | 53500 m² |
densità | 0.02 abitante/m² |
abitazioni | 200 |
abitanti | 1200 |
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2
El Monton
Margherita Vegro
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Il Monton è un’ampia collina artificiale, composta in prevalenza da rifiuti, situata sulle sponde del fiume Rimac. La discarica è circondata da abitazioni di persone poverissime che trovano come principale fonte di sostentamento il recupero di materiali riciclabili da consegnare alla municipalità in cambio di denaro. Un’area depressa, in cui sono presenti povertà e degrado, senza un centro né un’identità. Il progetto propone una rilettura del Monton, trasformandolo nel cuore pubblico del quartiere. Intorno alla nuova collina, si articolano una serie di interventi che cercano di dar chiarezza all’impianto urbanistico e propongono nuove relazioni con i quartieri limitrofi. La base della collina viene consolidata e ridefinita attraverso un anello di attività aperte al pubblico volte ad arricchire e a consolidare la vita di quartiere: negozi, un centro civico, una stazione della polizia, un centro per la raccolta ed il riciclaggio, gestito da una cooperativa, e l’accesso ai servizi del nuovo centro sportivo. Questo si sviluppa all’aperto, sulla serie di terrazzamenti che ridisegnano il nuovo volto del Monton. Nuovi lotti costruire vengono disegnati a sud del Monton, intorno alla nuova stazione dei bus, situata come finale prospettico del nuovo asse stradale che taglia il quartiere ricollegando il lungo fiume all’importante Avenida E. Meiggs. Lungo il nuovo asse si affaccia il progetto di housing: quattro edifici di lunghezza simile ricompongono il fronte stradale, arricchito dalla sequenza di nicchie che ritmano la facciata. Composto da una struttura modulare, l’edificio accoglie una grande varietà tipologica; lungo la strada principale si affacciano piccoli negozi ed atelier. L’intervento propone, infine, la costruzione di un ponte mercato, che funge da legame tra le due sponde, altrimenti completamente disgiunte. Il ponte, il mercato e il campo sportivo, completano la sequenza degli spazi pubblici e rientra nel quadro di una sperata rinascita del quartiere.
superficie intervento | 88660 m² |
superficie costruita | 3500+5900 m² (pubblico) |
densità | 0.16 abitante/m² |
abitazioni | 110 |
abitanti | 550 |
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3
Caqueta
Gaia Castelli
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L’area studiata è un lembo di terra stretto tra il fiume Rimac, la trafficata Avenida Alfonso Ugarte, i binari della storica ma ormai abbandonata stazione di Monserrate e le propaggini della città storica di Lima che qui finisce in una serie di case diroccate e baracche disordinatamente ammassate lungo i muri della ferrovia. Un luogo complesso, in cui sono fortemente presenti la topografia naturale delle rive del fiume e quella artificiale dei ponti, delle strade sopraelevate e dei muri di contenimento, a cui si aggiungeranno a breve la nuova strada interrata ad alto scorrimento ed i caselli di entrata ed uscita all’autostrada cittadina. Il progetto si propone di ricucire insieme questa somma sconnessa ed incoerente di frammenti urbani, realizzando un parco botanico sulle sponde del fiume Rimac. Ipotizzando come base di partenza il progetto stradale proposto dalla municipalità, l’intervento ne prevede un ridisegno minimo, concentrando le uscite del tunnel ed i caselli sul lato sud del fiume, in prossimità del ponte esistente. Così facendo si libera il lato nord che accoglie una grande serra ed una serie di terrazzamenti che si specchiano sulla sponda opposta, creando un’unica grande area verde. Lunghe e sottili passerelle pedonali collegano le due parti di città e conducono direttamente al parco.
Viene proposta la riapertura della stazione di Monserrate, con l’introduzione di una linea ferroviaria metropolitana, a sostegno del nuovo parco. A completare il progetto, si studiano le due testate del quartiere, vere porte d’accesso al parco. Qui si concentra l’intervento di housing: due corpi a C, di varia dimensione, si aprono verso il fiume con un lungo ballatoio, luogo d’incontro e della vita collettiva. Ampie scale collegano generosamente i vari piani agli angoli ed in prossimità delle due testate, dove una sequenza di spazi collettivi conclude il sistema degli spazi pubblici. Una serie di lucernai illumina le zone più interne del profondo corpo di fabbrica e fa piovere luce sul piano terra, pensato come un grande portico aperto alla città e affacciato sul fiume. L’edificio si affaccia su una piazza minerale situata alla stessa quota del parco, su cui prospettano negozi, uffici ed altre attività pubbliche. Un sistema di parcheggi multipiano permette di raggiungere agevolmente sia gli spazi pubblici sia la parte residenziale, garantendo comunque la necessaria privacy.
superficie intervento | 236056 m² (parco+edifici) |
superficie costruita | 6030 m² |
densità | 0.29 abitante/m² |
abitazioni | 352 |
abitanti | 1760 |
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4
Cantagallo
Matilde Mellini
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Il progetto nasce da una reale necessità della municipalità di Lima: ripensare un nuovo quartiere per la comunità di indios Shipibo–konibo che vivono attualmente sulle sponde del fiume Rimac, nel distretto di Cantagallo. La comunità ha preservato un’identità molto forte che si ritrova sia nella struttura sociale sia in quella economica, soprattutto artigianale, che la caratterizza. Un grande mercato di prodotti artigianali, prevalentemente tessuti, è infatti la principale fonte di guadagno e sussistenza. L’area attualmente occupata dagli Shipibo rientra in un ampio progetto di riqualifica delle sponde del fiume Rimac, oggi oppresse dall’abbandono e dall’incuria. A Cantagallo, come in altri luoghi considerati strategici, la municipalità ha proposto la creazione di parchi e spazi pubblici aperti alla città. Il progetto si inserisce in quest’ottica di riqualifica del fiume, proponendo la ridefinizione attraverso una serie di terrazzamenti della sponda meridionale. L’area a disposizione, stretta e lunga, è suddivisa in 3 terrazzamenti su cui sono posizionate le abitazioni, raggiungibili solo a piedi: due edifici pubblici, una scuola ed un centro civico, rappresentano le testate dell’intero intervento e si pongono in prossimità degli accessi carrabili. Lo zoccolo che li sostiene, infatti, contiene due parcheggi sufficienti a servire l’intera comunità.
Cuore dell’intervento è il grande ponte mercato, una struttura reticolare che collega le due sponde del fiume: il ponte diviene un modo per aprire la comunità indios alla città, nella speranza di una integrazione più rapida ed efficace, e rappresenta un collegamento indispensabile senza il quale la città a sud non potrebbe raggiungere facilmente il nuovo parco.
superficie intervento | 33409 m² |
superficie costruita | 13500 m² |
densità | 0.07 abitante/m² |
abitazioni | 185 |
abitanti | 925 |
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5
Fabrica en Av. Argentina
Vanessa Lucia Laos Villacorta
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L’area di progetto si trova in un’ampia fascia industriale ormai completamente inglobata dalla città e che sta subendo, soprattutto negli ultimi anni, una rapida trasformazione. Molti dei lotti industriali vengono infatti venduti e divisi per costruirvi nuovi edifici residenziali alti. Il progetto propone una lettura su ampia scala dell’intera area, individuando, all’interno della griglia industriale, gli assi viari principali da cui poi far partire la nuova urbanizzazione. Il sito in esame risulta piuttosto baricentrico rispetto all’intera zona industriale ed offre lo spunto per una considerazione generale sull’importanza dei luoghi pubblici come attrattori e spazi identitari. Osservando i quartieri di nuova edificazione, quasi del tutto privi di spazi pubblici e con spazi comuni tendenzialmente recintati, si decide di intervenire creando un grande spazio verde, un parco cittadino direttamente affacciato sulla strada principale che rappresenta un punto di ritrovo per l’intero quartiere. Ai lati del parco si concentrano i nuovi edifici residenziali composti da una spina centrale, in cui si addensano i servizi, le cucine e la circolazione interna, a cui si aggrappa un sistema di stanze aggettanti che si alternano di piano in piano, creando un sistema di terrazze. Gli edifici, dalla volumetria complessa, si dispongono parallelamente alle strade di quartiere che conducono al parco: l’intento è quello di offrire vista e libertà di movimento, progettando un bordo frastagliato in cui le aree verdi che circondano le costruzioni sfumano gradatamente nel grande parco.
superficie intervento | 87929 m² |
superficie costruita | 3556 m² |
densità | 0.24 abitante/m² |
abitazioni | 174 |
abitanti | 870 |
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6
Plaza de la Recoleta
Luciana Cuciovan
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Un grande scavo, eredità di un edificio mai costruito, dà il la al progetto di recupero di quest’area al margine occidentale del centro storico, nei pressi della storica Plaza de la Recoleta. Sulla piazza, dalla singolare forma triangolare si affaccia una delle più antiche chiese della città, eretta nel 1606, un piccolo museo ed un edificio basso attualmente usato solo parzialmente come centro sociale. Il progetto offre una lettura dell’intera area, cercando un dialogo serrato con le varie preesistenze alla ricerca di un delicato equilibrio tra il basso tessuto del centro storico, le preesistenze monumentali e gli alti palazzi per uffici che si stagliano al di là di Avenida Wilson. L’edificio si lega con le vicine adiacenze, ricomponendo un isolato compatto, ma non chiuso: l’intero piano terra è pensato come un insieme continuo di spazi commerciali che collegano il nuovo edificato all’esistente, un passage commerciale che da Plaza de la Recoleta conduce direttamente al cuore del progetto, la corte, intorno a cui si articola tutto il programma pubblico, composto di spazi commerciali, uffici ed atelier. Lo spazio pubblico è pensato come una sequenza ricca di avvenimenti, in cui la piazza, gli spazi al piano terra, la corte ed i passages rappresentano un ensemble variegato e polifonico. Intorno alla corte e allo strato interno che accoglie gli spazi pubblici, si sviluppa la corona esterna degli appartamenti: una collana di spazi poligonali, si articola intorno ad un grande ambiente esagonale, che accoglie gli ambienti pubblici della casa. I sistemi di risalita verticale sono concentrati negli angoli: il progetto propone una suddivisione netta tra pubblico e residenziale, mantenendo però efficienza e rigore nella distribuzione. Un grande parcheggio pubblico colma lo scavo.
superficie intervento | 5000 m² |
superficie costruita | 3100 m² |
densità | 0.08 abitante/m² |
abitazioni | 48 |
abitanti | 240 |
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7
Fundicion en Av. Coonial
Kevin André Malca Vargas
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Un grande complesso fondiario che occupa una lunga area che da Avenida Argentina si estende fino ad Avenida Oscar Benavides, sta per essere dismesso. L’area si trova al centro di un’ampia fascia consolidata di edifici residenziali, prevalentemente abitazioni private di 2-3 piani di altezza e piccoli edifici plurifamiliari di 3-4 piani. Il progetto offre una lettura dell’area, legandosi alle strade esistenti e cercando di instaurare un dialogo con i principali edifici pubblici esistenti: un grande mall a sud ed un ospedale a nord, inserito anch’esso in una fascia industriale in rapido mutamento. Si procede salvando gli edifici industriali di un certo rilievo, che vengono riabilitati ed accolgono funzioni pubbliche. Intorno ad essi nascono le piazze che scandiscono l’intero intervento: insieme ai nuovi edifici pubblici, una sequenza di alti edifici residenziali precisa l’intero fronte stradale principale dell’intervento, che dall’avenida Oscar Benavides a sud si estende fino a ricongiungersi all’importante arteria viaria a nord. I lotti tra i quartieri esistenti ed i nuovi caseggiati, vengono riempiti con un sistema di lottizzazioni paragonabile, in dimensione, ai lotti esistenti e pensati per accogliere case per una o due famiglie.
Peculiarità dell’intervento è di offrire solo la struttura primaria, composta dai muri tagliafuoco che suddividono i vari lotti e che contengono i servizi igienici, le cucine e le scale. Vengono dunque garantite le installazioni primarie che creano una scansione chiara ed ordinata e lasciano, allo stesso tempo, la massima liberta agli occupanti di intervenire all’interno del lotto, a seconda delle loro possibilità economiche.
superficie intervento | 146154 m² |
superficie costruita | 42971 m² (11653 pubblico + 31318 housing) |
densità | 0.17 abitante/m² |
abitazioni | 812 abitazioni + 228 appartamenti |
abitanti | 5200 |
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8
Penal San Jorge
Juan Heli Pereyra
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Il Penal San Jorge, che verrà presto ricollocato in un’altra parte della città, occupa il lato sud di una vecchia fortificazione militare: il suo perimetro, anche se manomesso e frammentario, è ancora riconoscibile ed ha fornito lo spunto per ripensare l’intera area. La città è cresciuta inglobando la fortificazione e modificandone radicalmente il volto: il lato sud, come detto, è occupato da un istituto correttivo, a cui si addossano una serie di strutture commerciali che compongono una vivace mercato di quartiere; il lato nord ospita una scuola ed un istituto per il restauro ed il recupero di beni storici che occupa parte delle antica mura difensive. L’intero complesso è tagliato in diagonale da una delle principali strade che da Plaza San Martin, si ricollega direttamente all’Avenida Grau.
Il progetto si propone di rimodellare i bordi del complesso, dando vita ad un generoso spazio pubblico sul quale si affacciano nuove abitazioni, spazi commerciali e l’istituto per il restauro. I nuovi edifici si dispongono a creare una sorta di piazza, tagliata dalla grande avenida: abitazioni di varie tipologie definiscono il fronte meridionale, distribuendosi lungo il perimetro ed intorno a due corti private. L’edificio mantiene un carattere volutamente muto verso gli edifici commerciali adiacenti: non si aprono finestre, ma si predilige lavorare con pozzi di luce che illuminano gli spazi di servizio dei vari appartamenti. Così facendo, si lascia libertà totale di intervento ai lotti commerciali circostanti, ipotizzando una loro probabile ristrutturazione ed ampliamento. A nord dell’avenida si decide di chiarire l’attuale situazione dedicando maggiori spazi all’istituto di restauro che viene pensata volutamente come un’istituzione pubblica, che si apre alla città e che mette in mostra le sue attività di ricerca.
superficie intervento | 10188 m² |
superficie costruita | 4045 m² (housing) + 1237.4 m² (università) |
densità | 0.27 abitante/m² |
abitazioni | 216 |
abitanti | 1080 |
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9
Huaca en Av. Venezuela
Liaohui Guo
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Avenida Venezuela è una delle principali arterie stradali della città di Lima, un’importante connessione tra il centro e la zona costiera. La strada, di 6 corsie, si restringe inesorabilmente nei pressi della Huaca de San Marcos che viene letteralmente tagliata in due. Nonostante l’area archeologica risulti mutilata e parzialmente invasa da quartieri informali, rappresenta un elemento di grande potenzialità per lo sviluppo dell’intera zona: al margine delle rovine infatti, si sono insediati campus universitari, scuole, un ospedale e lo zoo cittadino. Istituzioni che fanno intendere il carattere fortemente pubblico dell’area, di cui la Huaca rappresenta, oggi, il cuore muto ed inutilizzato.
Il progetto cerca di rispondere a questa situazione, proponendo la risistemazione del parco archeologico e l’allargamento della sezione stradale per permettere il naturale scorrimento del traffico cittadino. Si ricuciono le due sezioni della Huaca, a nord e sud della strada e si propone di intervenire con la costruzione di un viadotto che liberi completamente il piano terra. Il viadotto è in realtà un edificio ponte che accoglie nuove abitazioni nella parte a diretto contatto con l’abitato esistente e resta invece nuda struttura sul lato legato al sito archeologico. La struttura dell’edificio è orientata in modo tale da seguire e rafforzare la trama urbana preesistente: segue l’asse principale dei corpi piramidali ad ovest, con una scansione di grandi setti in calcestruzzo, asseconda la trama del quartiere divenendo più minuta e fitta. Il nuovo parco archeologico trova un centro nella piattaforma che si staglia sopra al viadotto: è un grande piano, perfettamente orientato sull’asse delle preesistenze, dal quale si può osservare le huacas e la città, una piattaforma che rimanda senza mimesi alle alte costruzioni in adobe che punteggiavano la campagna e che oggi sono quasi totalmente inghiottite dalla città.
superficie intervento | 62510 m² |
superficie costruita | 41546 m² |
densità | 0.02 abitante/m² |
abitazioni | 204 |
abitanti | 1020 |
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10
Huaca Mateo Salado
Matteo Broggini
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L’area di progetto si situa nelle vicinanze di un sito archeologico di particolare rilevanza. La Huaca del Mateo Salado è un ampio complesso archeologico, costituito da cinque costruzioni piramidali che ospitavano sulla loro sommità riti religiosi risalenti al periodo preincaico. Oltre a queste strutture costruite in mattoni di adobe, resta, a nord del sito, un lacerto di muro, originariamente parte del complesso religioso. La città ha continuato ad espandersi indisturbata, invadendo con disinvoltura parte dello spazio tra le piramidi, tanto da lambirne la base.
Il progetto si inserisce in un quadro più ampio di recupero delle aree archeologiche, pensate come luoghi vitali ed appartenenti alla comunità: luoghi dal forte carattere simbolico ed identitario per il quartiere. Per far questo, l’intervento si prefigge di ripensare il complesso di Mateo Salado come un parco urbano, in grado di accogliere cittadini e visitatori: un luogo aperto al quartiere, offerto alla città. La grande rotatoria nell’angolo sud orientale del sito viene ripensata come ingresso al parco archeologico, supportato da un efficiente sistema di parcheggi per autobus e automobili. Si interviene lungo tutto il perimetro dell’area, dove una generosa promenade offre lo spazio per chioschi o altre attrezzature. Percorsi liberi si snodano tra le Huacas e si intersecano con altri rettilinei che sottolineano con precisione l’antico asse delle singole costruzioni, sezionandole letteralmente.
Sul margine nord occidentale dell’area archeologica si attesta l’intervento di housing, che completa e definisce il bordo del nuovo parco archeologico. L’edificio si ricollega in altezza con il contesto esistente, proponendo un volume compatto scandito da profondi tagli intorno ai quali si articolano appartamenti di diverse dimensioni e tipologia. Sul fronte stradale, in relazione con il parco, si aprono gli spazi commerciali, adatti ad accogliere negozi, uffici o atelier. L’edificio chiude una piccola piazza di quartiere, dal carattere volutamente dimesso ed intimo, che non contrasta con la definizione del parco, arricchendo la trama dei luoghi pubblici ripensati per il quartiere.
superficie intervento | 171000 m² (parco+housing) |
superficie costruita | 3400 m² |
densità | 0.05 abitante/m² |
abitazioni | 37 |
abitanti | 185 |
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11
Centro de reclusion Maranguita
Yuan Zhimin
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Il Centro de Reclusion Maranguita si affaccia direttamente sull’oceano. L’intera fascia costiera sta subendo un processo di rapida trasformazione che ne sta mutando significativamente il volto: la direzione intrapresa, infatti, è quella di sostituire gradualmente ma inesorabilmente i vecchi edifici ed il vecchio tessuto urbano, con uno nuovo, composto in prevalenza da alte torri che accolgono residenze, uffici ed hotel. Il centro di reclusione giovanile verrà a breve spostato dalla municipalità, lasciando così un vuoto all’interno della trama urbana che la speculazione potrà facilmente colmare, se il processo di edificazione non verrà controllato. Il progetto vuole dar forma ad un fronte compatto, basso eppure permeabile, un complesso dal carattere riconoscibile che permetta di avere un’alta densità pur mantenendo un’altezza contenuta. La lettura del tessuto urbano immediatamente limitrofo offre lo spunto per una riflessione sull’impianto urbanistico: una sequenza di parchi di quartiere di varie dimensioni rappresentano le articolazioni principali di un tessuto di strade che si dispone a girandola intorno ai parchi principali. Questa sequenza di spazi pubblici vuoti e di pieni privati costruiti, viene riproposta all’interno del nuovo edificato, dove una sequenza di tre corti principali si alterna ad una successione di spazi minori che si relazionano direttamente con gli isolati circostanti. Appartamenti di varie dimensioni e tipologie compongono l’edificato, proponendo una base per l’integrazione e la diversità sociale.
superficie intervento | 39500 m² |
superficie costruita | 13000 m² |
densità | 0.25 abitante/m² |
abitazioni | 652 |
abitanti | 3260 |
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12
Av. Perez Aranibar
Davide Contran
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L’Ex-Cuartel Granaderos de San Martín è un’ampia area militare, ormai dismessa, che divide due importanti quartieri della città di Lima, Miraflores e San Isidro, contraddistinti entrambi da un tessuto peculiare. San Isidro, quartiere piuttosto facoltoso, ha una trama di case basse, di 2-3 piani di altezza in media, che si distribuiscono ordinatamente intorno ad una serie di parchi pubblici, di pianta prevalentemente rettangolare, dal carattere piuttosto domestico che ricordano nel loro impianto e anche nel modo in cui sono abitate, ampie e generose corti. Miraflores, invece, ha una impostazione che ricorda le quadras del centro storico, con edifici alti 5-6 piani di media ed una densità decisamente superiore all’altro quartiere; è una parte vivace e vitale della città, con numerose attività commerciali. L’area in esame inoltre, oltre a proporsi come ricucitura tra i due quartieri, offre un ulteriore spunto di riflessione, essendo l’unico punto dell’intera Avenida del Ejército a potersi affacciare sul mare: una singolarità sottolineata dalla presenza di ben due stadi e del nuovo Museo della Memoria, costruito lì dove il barranco si apre e scende verso la costa. Un insieme complesso e ricco, a cui si aggiunge il quartiere di social housing di Santa Cruz, ad ovest dell’area, uno degli esempi meglio riusciti in città. Il progetto media, attraverso un calibrato proporzionamento dei volumi, le diverse peculiarità dei quartieri limitrofi, estendendo la trama di Miraflores e concedendo ampi spazi verdi paragonabili, in dimensione e carattere, a quelli di San Isidro. Gli appartamenti sono pensati come una sequenza di stanze ed offrono una complessa varietà di relazioni spaziali che terminano nel terrazzo che si affaccia sulla corte e nella loggia che dà sulla strada ed intorno alla quale si articolano gli spazi più pubblici dell’abitazione. Lungo il fronte mare, un grande edificio che accoglie uffici, residenze e spazi commerciali al piano terra, si allunga per tutta l’estensione del sito, offrendo una quinta scenica alla grande piazza che si affaccia sull’oceano. Sulla piazza, una torre, dalla vocazione prettamente pubblica, si staglia all’incrocio tra Avenida Perez Aranibar e la strada di collegamento con la Costa Verde: è la porta d’accesso al quartiere ed insieme al museo e alle infrastrutture sportive esistenti, rafforza e completa il carattere fortemente pubblico dell’intera area.
superficie intervento | 68400 m² |
superficie costruita | 21523 m² |
densità | 0.22 abitante/m² |
abitazioni | 927 |
abitanti | 4635 |
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13
Casuarinas/Pamplona Alta
Juan Villalón Hernando
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Il quartiere di Casuarinas ospita una delle più esclusive gated community della città: un pezzo di città, prevalentemente composto da grandi residenze, immerse nei loro giardini recintati, racchiuso da un alto muro, con ingressi sorvegliati, che separa il quartiere da tutto il resto. Una situazione tutt’altro che rara, un’auto emarginazione che si ripercuote inevitabilmente nella suddivisione della città in zone privilegiate e zone residuali. Casuarinas è un esempio piuttosto efficace di come un muro possa letteralmente dividere due realtà profondamente diverse: al di là del recinto, infatti, si trova una delle comunità più povere della città, priva di elettricità e dei più basilari servizi igienici. Questa situazione rappresenta solo la punta di una realtà più ampia e diffusa, che coinvolge ampie parti della città e che trova nei crinali delle montagne i limiti naturali di questa strategia di zonizzazione. Lungo le creste infatti, sono stati costruiti chilometri di muri che marcano con maggior forza, se possibile, quello che l’orografia già rendeva evidente.
Il progetto intende indagare questo limite, rompendolo e ridefinendolo, ripensando la città come un insieme di entità distinte che condividono un paesaggio comune, cercando una via che sia inclusiva e non esclusiva. L’intuizione iniziale arriva dalla lettura del paesaggio stesso: nel territorio desertico e brullo della costa, a circa 500 m sul livello del mare, si creano durante il periodo invernale delle condizioni climatiche favorevoli alla nascita di una vegetazione bassa lussureggiante, composta da erbe e fiori coloratissimi: tali ecosistemi sono chiamati Lomas. L’intenzione progettuale è quella di definire un nuovo parco cittadino dedicato a questo particolare ecosistema, in cui creare percorsi ed attività sportive e culturali in grado di animare la grande estensione del parco. Là dove ora c’è un muro, il progetto si prefigge di creare un percorso che si snoda in questo peculiare ecosistema e che si ramifica in una serie di percorsi secondari, legandosi così a tutti i quartieri che lambisce. Casuarinas diventa dunque un progetto pilota, un primo esperimento di nuova convivenza: il parco separa ed unisce le due aree così fortemente divergenti, gli edifici pubblici provano ad instaurare un dialogo tra gli abitanti. Un edificio che accoglie varie strutture sportive si dispone sul fianco della montagna, creando una serie di terrazzamenti che conducono ad una piazza su cui si stagliano le vecchie torri dell’acqua: distribuite con regolarità lungo tutto il crinale, le torri d’acqua vengono ripensate come punti nodali, intorno ai quali far nascere possibili attività pubbliche.
superficie intervento | 45000000 m² + 64733 m² (housing) |
superficie costruita | 4430 m² |
densità | 0.21 abitante/m² |
abitazioni | 188 |
abitanti | 940 |
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14
Penal Santa Monica
Elsa Cristal Gordillo
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Il Penal Santa Monica occupa un lotto di forma rettangolare lungo l’Avenida Defensores del Morro, strada che collega la città alla costa verde. Al centro di un contesto residenziale fatto di case basse, di 2-3 piani di altezza, il carcere verrà a breve spostato dalla municipalità in un’area periferica, lascando così libera l’area. Il progetto si inserisce in un quartiere tranquillo, senza particolari accenti o problematiche: di questa pacatezza fa tesoro, cercando un impianto urbano semplice che completi la maglia esistente, composta da un edificato piuttosto denso disposto intorno a piazze verdi dal carattere domestico. Ai bordi della nuova piazza che costituisce il cuore del progetto e che accoglie all’interrato un piano di parcheggi per i residenti, si compongono i vari blocchi che dialogano, in forma e dimensione, con quelli adiacenti: si prolungano le strade, mantenendone carattere e proporzione, si aprono nuove strade pedonali e carrabili per legare con maggior forza l’intervento ai quartieri circostanti. La piazza non dà sulla strada principale, trafficata e rumorosa, ma resta in seconda fila, mantenendo quel senso di domesticità che si sarebbe altrimenti perduto. I blocchi periferici sono suddivisi in lotti stretti e lunghi, piccole residenze familiari disposte su tre piani. I lotti centrali accolgono edifici composti da appartamenti al piano che si affacciano sulla strada principale e sulla piazza e case unifamiliari, che danno invece sulle strade pedonali interne.
superficie intervento | 17887 m² |
superficie costruita | 8373 m² |
densità | 0.15 abitante/m² |
abitazioni | 258 |
abitanti | 1290 |
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15
Pachacamac
Matteo Pallaoro
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Il sito archeologico di Pachacamac è uno dei più importanti per estensione e rilevanza dell’intero Perù: un antico santuario risalente al periodo preincaico che ha mantenuto intatto prestigio ed importanza fino all’avvento degli spagnoli. L’area è ancora oggi molto frequentata, sia da turisti che da studiosi, tanto che la città di Lima prevede nei prossimi anni di costruire proprio qui il nuovo Museo nazionale. All’area archeologica consolidata, a sud del sito, si somma l’ampia area a nord, ancora quasi del tutto inesplorata, costantemente minacciata dall’avanzamento della città informale che ne sta lentamente ma inesorabilmente erodendo i confini. Il progetto intende ridefinire i bordi dell’intera area, cercando di dare una conclusione coerente al tessuto urbano esistente e provando a ripensare il rapporto della città con il sito archeologico. Viene ipotizzata dunque un’area di scavo che coinvolge l’intero limite del sito archeologico: l’area viene suddivisa in quadrati di 100 m di lato a loro volta suddivisi in aree più piccole per permettere agli archeologi di operare efficacemente sul campo; questi quadrati sono perfettamente orientati con la strada sacra che anticamente conduceva al santuario e rappresentano la griglia di avanzamento per i lavori di esplorazione dell’area. Si crea dunque un parco lineare, situato alla quota dei reperti archeologici, che si snoda lungo tutto il perimetro dell’area e che, partendo dal nuovo museo, si ricollega al sito di Pachacamac. Il parco dunque, situato ad una quota inferiore rispetto al livello della città, rappresenta la frontiera ultima, oltre la quale la città non può più andare: frontiera che è limite vissuto, uno spazio pubblico abitato ed aperto.
I bordi frastagliati dei quartieri vengono completati e precisati e si definiscono i nuovi assi commerciali, riallacciandosi alle tracce esistenti. Su questa nuova trama si innestano quattro nuove piazze che punteggiano, ad intervalli regolari, il nuovo asse principale che si estende in direzione est ovest. Su queste si stagliano quattro alte torri, orientate perfettamente con le direttrici del santuario che segnalano, con la loro mole, la fine della città e si riferiscono, con il loro orientamento, al grande parco archeologico su cui si affacciano. Le torri sono mute, tagliate da profonde logge che danno luce agli appartamenti composti da una corona di stanze articolate intorno ad un cuore centrale, rimando velato alla corte delle dimore coloniali. Le torri inoltre poggiano su uno zoccolo in cui si trovano i parcheggi e le strutture pubbliche a supporto dell’area archeologica: da qui i cittadini possono accedere direttamente al parco.
superficie intervento | 3040000 m² (incluso sito archeologico) |
superficie costruita | 2800 m² + 43612 m² (nuovo spazio pubblico) |
densità | 1.16 abitante/m² |
abitazioni | 648 |
abitanti | 3240 |
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Programma |
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Dieci studenti dell'Accademia di architettura di Mendrisio e cinque studenti della Pontificia Universidad Católica del Perú (PUCP) affronteranno il tema dell'alloggio sociale nell’area metropolitana di Lima. Il gruppo parteciperà ad un viaggio di studio in Perù e seguirà una serie di seminari organizzati dalla PUCP. L'attività di analisi delle aree di progettazione e di sviluppo dei progetti avrà inizio in Perù con un workshop intensivo di 10 giorni e si perfezionerà a Mendrisio durante cinque settimane di atelier.
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Giovedì, 12 marzo 2015 |
Serata informativa aula C3.88 ore 18.00 |
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20–31 luglio 2015 |
Workshop a Lima |
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3 agosto– 4 settembre 2015 |
Workshop a Mendrisio |
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Crediti |
7.5 ECTS |
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Impressum |
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WISH
è un progetto
dell’Accademia di Architettura,
Mendrisio
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Diretto da |
Martino Pedrozzi |
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Assistente |
Andrea Nardi |
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In collaborazione con |
Pontificia Universidad Católica del Perú
Reynaldo Ledgard, Decano
Paulo Dam, Professore
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Studenti |
Davide Contran, AAM
Davide Macchi, AAM
Gaia Castelli, AAM
Liaohui Guo, AAM
Luciana Cuciovan, AAM
Margherita Vegro, AAM
Matilde Mellini, AAM
Matteo Broggini, AAM
Matteo Pallaoro, AAM
Yuan Zhimin, AAM
Elsa Cristal Gordillo, PUCP
Juan Heli Pereyra, PUCP
Juan Villalon Hernando, PUCP
Kevin André Malca Vargas, PUCP
Vanessa Lucia Laos Villacorta, PUCP
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Guest critics |
Mario Botta
Sebastiano Brandolini
Reynaldo Ledgard
Paulo Dam
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Conferenze |
Lima: storia e forma urbana—Sharif Kahatt
Lima ed il Paesaggio—Glayds Alvarado
Progetto Rimac—Alejandro Jaime
Lima: beyond the park. Sustainable concepts for a water-scarce future—Juan Reiser
Huaca y Ciudad—Rosabella Alvarez-Calderon
Startegias proyectuales en la ciudad de Lima—Sharif Kahatt
PREVI 1972-1976: construcion—Juan Reiser
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Visite guidate |
Visita alle strutture del Campus PUCP
Visita al centro storico di Lima
Sito archeologico di El Paraiso
Sito archeologico di Pachacamac
Complesso abitativo Unidad Vecinal 3
Complesso abitativo PREVI
Complesso abitativo Santa Cruz
Complesso abitativo Palomino
Complesso abitativo San Felipe
Visita alla nuova sede della Universidad de Ingeniería y Tecnología UTEC
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